domenica 13 maggio 2012

Iconografia nella pittura Medievale

La pittrice Thamar e, dietro di lei, un assistente che macina e prepara i colori.
Da un manoscritto miniato del 1403

La pittura medievale trae i suoi moduli di raffigurazione e i suoi colori dai mosaici a tema sacro romanico-bizantini. Da attività finalizzata alla decorazione quasi esclusivamente religiosa, divenne un mestiere praticato da membri di corporazioni per soddisfare le esigenze di committenti nobili o mercanti, che richiedevano una gamma più vasta di soggetti.
Il Medioevo fu un periodo caratterizzato dal lento evolversi della società  verso una mentalità più pragmatica. Gli artisti  trasformarono la loro attività in una disciplina secolare: non un lavoro sacro, ma un'arte liberale  colta ed intellettuale.
La tecnica del colore doveva possedere luminosità e intensità, i colori, quindi, erano applicati con una forte saturazione, senza sfumature e mezzitoni, per sottolineare il potere espressivo, necessario a risaltare il significato simbolico. Trattando soprattutto temi religiosi si tendeva alla ricerca della luce, dell’oro e delle gemme, metafore stesse del valore artistico.
Era la “metafisica della luce“ che, vedeva il mondo come emanazione di Dio - luce suprema - attribuendo così alla luce un valore non solo mistico e spirituale, ma anche estetico.
Proprio nel Medioevo i colori iniziarono ad avere anche un significato simbolico. Ancora oggi la Chiesa, ad esempio, prescrive per i paramenti d’altare e per le vesti del celebrante i colori liturgici, peculiari di ogni periodo dell’anno e delle varie occasioni rituali.


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